![]() Con molta probabilità la questione dell’aliquota aggiuntiva da concedere ai comuni per finanziare detrazioni in favore dei cittadini a reddito medio-basso sarà risolta oggi. Il governo ha inserito nel decreto Salva Roma, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri, una norma che metterà fine ad una vicenda che aveva creato forti tensioni tra i sindaci e il Governo. Palazzo Chigi lascerà inalterata l’attuale struttura della tassa che, per il 2014, prevede un’aliquota massima (parametrata sul valore patrimoniale) del 2,5 per mille sulle prime case e del 10,6 sulle seconde. Inoltre, in base agli accordi presi con l’Anci dall’ex ministro dell’Economia Saccomanni a fine gennaio, ci sarà la possibilità di aumentare l’aliquota fino a un tetto massimo aggiuntivo complessivo dello 0,8 per mille. Questo significa che sulle prime case l’aliquota potrà arrivare al 3,3 per mille e all’11,4 sulle seconde. Sul piatto c’è la salvezza dei bilanci, che vanno chiusi entro inizio marzo, di oltre 7 mila comuni. Secondo i calcoli del ministero dell’Economia l’aliquota Tasi aggiuntiva, a seconda delle scelte dei comuni, produrrà un gettito compreso tra 1,3 e 1,8 miliardi di euro. Una dotazione alla quale vanno aggiunti altri 500 milioni già stanziati nelle legge di Stabilità. Soldi con i quali si potranno finanziare detrazioni più robuste per famiglie con figli o anziani a basso reddito ma anche correggere gli sbilanci finanziari degli enti locali. Sono soprattutto i comuni più grandi a confidare nelle risorse che il decreto potrà assicurargli. Nel passaggio dalla vecchia Imu (che aveva un’aliquota del 4 per mille) alla Tasi si era infatti creato un buco di circa 700 milioni di euro. Con conseguenze pesanti per Milano (100 milioni di gettito in meno), seguita da Roma ( -60), Napoli e Torino (-40) e Catania (-15). Deficit che, avevano avvertito i comuni, avrebbero comportato tagli lineari su servizi cruciali come scuole, asili e assistenza agli anziani.
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Autoreavv. Gennaro di Maggio Attenzione:
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